di Valentina Vettor
Come stare in equilibrio tra la necessità di adattamento e quella di sicurezza.

Ogni passaggio critico di vita, che sia voluto o imposto, chiede un cambiamento. Per adattarci alle nuove circostanze abbiamo bisogno della nostra modularità e della nostra forza calma.
Quando si affronta una situazione critica può capitare di provare tristezza, afflizione, rassegnazione o rabbia. Come ben definito da Kubler- Ross, qualsiasi momento di grosso cambiamento (personale o sociale) viene attraversato dagli esseri umani attraverso 7 graduali passaggi. Vediamo quali:

Attraversare queste fasi è assolutamente normale in molteplici situazioni: un lutto, un cambiamento lavorativo, la fine di una relazione, una malattia, un trauma, una crisi sociale. Osservando il grafico potremmo notare di trovarci in uno di questi stadi, anche in relazione alle vicende attuali che coinvolgono tutti noi. Facciamo attenzione a non rimanere “incastrati” in uno di quei momenti: se proviamo rabbia da troppo tempo, o ci rendiamo conto di essere scivolati in una sorta di “stagnazione” apatica , potremmo avere bisogno di un aiuto. Perché spesso, invece di rivolgerci a qualcuno, ci blocchiamo pensando di “dovercela fare da soli”?
Fare i conti con la propria vulnerabilità
Proprio nel momento in cui abbiamo più necessità dell’altro, rischiamo invece di chiuderci in noi stessi. Vorremmo forse sentirci immuni dalla paura, dalle situazioni negative e di disagio. Confondiamo l’idea di forza con l’idea del “farcela da soli”. Il tentativo di mascherare la nostra fragilità finisce per confondere anche per chi ci sta vicino, senza che possa capire qual è l’aiuto che vorremmo per noi. Questo succede in particolare se perdiamo il contatto con noi stessi, con il nostro sentire più profondo, o se temiamo intimamente che i nostri bisogni non potranno mai essere veramente soddisfatti.
Dovremo pertanto rivedere i nostri schemi mentali.
La difficoltà di adattamento è ostacolata da alcuni meccanismi di pensiero. La mente ci potrebbe raccontare che non abbiamo sufficiente tempo o risorse per abbracciare nuovi modi di essere. “Ormai sono fatto così, non cambierò”; “Cambiare non fa per me”, “Ho già provato in passato e non ci son riuscito”… Oppure potrebbe spostare all’esterno le cause del proprio malessere o benessere: “Sarò felice quando questa situazione si sarà risolta”. I pensieri si irrigidiscono dentro a schemi che riducono la flessibilità di azione.
Coltivare la propria Forza… attraverso la Tenerezza

La Tenerezza è un’emozione (ma anche un’esperienza) che ci fa stare in contatto con la parte vulnerabile dell’altro o di se’. Si tratta di un atteggiamento interiore di cura, di gentilezza e di protezione amorevole, “appreso” fin quando da bambini si veniva consolati. L’adulto si prende cura del dolore del piccolino attraverso parole gentili, abbracci e carezze morbide, offrendo presenza sicura e comprensione. Purtroppo non sempre accade così.
Le cose però non vanno sempre così.
“I maschi non piangono”; “Se piangi fai stare male la mamma”; “Non essere sciocco, non aver paura!” “Se ti sei fatto male, è colpa tua! Arrangiati!” ; “Sii forte””; “Non farmi preoccupare!”
La Tenerezza non trova spazio, le proprie fragilità vengono vissute come sbagliate, ci si sente in colpa per i propri bisogni e presto si impara a non chiedere più aiuto. Spesso questo tipo di “alterazione” porta con se’ esiti psicosomatici che rinviamo in questo articolo http://alla scoperta di tenerezza.
Accettare la parte fragile della nostra condizione umana ci permetterà di essere più calmi di fronte alle difficoltà della vita e allo stesso tempo, più forti.
Vuoi sperimentare una tecnica immaginativa di tenerezza ? In questo link troverai ciò che cerchi