
FISIOLOGIA DEL RESPIRO
di Valentina Vettor
“Il diaframma è legato a importanti strutture del sistema neurovegetativo, infatti è oltrepassato dal nervo vago che fa parte del sistema di regolazione di tutta la vita vegetativa.”, raccontava Andrew Taylor Still, padre dell’osteopatia.
La respirazione avviene grazie a movimenti muscolari tra cui principalmente, il diaframma, ma anche ai muscoli toracici (stenocleidomastoideo, pettorali, grande dentato) e agli addominali.
Il movimento del diaframma può essere assimilato a quello di uno stantuffo che si abbassa durante l’inspirazione e si solleva durante l’espirazione.
Quando il diaframma funziona la massimo delle sue potenzialità, la sua capacità di massima escursione è di 7-8 cm e corrisponde ad un volume di aria inalato di circa 3 litri. Se il suo funzionamento invece è ridotto, l’immissione di aria nell’individuo è di circa mezzo litro.
Nell’arco delle ventiquattro ore, il diaframma movimenta una quantità di sangue quattro volte superiore a quella del cuore, e il suo corretto movimento ha l’effetto di rimuovere le stasi circolatorie delle cavità addominale e della zona pelvica: per questo motivo tale muscolo ha una funzione importantissima non solo per la respirazione, ma anche per le funzioni circolatorie e digestive. Rappresenta un notevole aiuto alla pompa cardiaca, massaggia continuamente tutti gli organi della digestione e anche il cuore tramite i legamenti pericardici.
Mentre l’aria viene inspirata, il diaframma si abbassa, permettendo ai muscoli intercostali di allargarsi e distendersi, i polmoni assorbono l’aria in ingresso e il sangue viene facilitato nella sua spinte verso il basso.
Quando l’aria viene rilasciata, il torace di abbassa, permettendo allo stomaco e all’apparato digerente di distendersi, e al sangue refluo del corpo di rientrare facilmente attraverso la vena cava.
In altre parole possiamo immaginare che un diaframma ben funzionante faccia da “massaggiatore” ai nostri organi interni, e a che ad ogni ciclo respiratorio (più o meno ogni 6 secondi della nostra vita!) ci sia per il nostro organismo l’occasione di agevolare la nostra salute. Purtroppo per noi però, è molto facile sviluppare alterazioni nel nostro sistema respiratorio: le allerte, le fatiche e le preoccupazioni accumulate nel corso della vita portano il respiro ad essere sempre più alto e accelerato. Quante volte abbiamo la sensazioni di un respiro corto, affannato, quasi incompleto? Spesso ci lasciamo andare ad espressioni verbali che denotano questo nostro stato psicofisico: “Mi manca l’aria”; “Non ho fiato”; “Ho il respiro bloccato”. .. molto probabilmente abbiamo a che fare con un diaframma irrigidito e/o bloccato. Conseguentemente, possiamo accorgerci anche di dolori alla schiena, al tratto cervicale, dolori lombari e altre contratture muscolari. Possiamo soffrire di emicranie o di disturbi gastrici o intestinali, presentare una serie di difficoltà a livello psicosomatico, che a lungo andare potrebbero causare disagio e compromettere il nostro benessere.
In questo caso, è importante cominciare a connetterci al nostro respiro e intervenire per modificarlo.