In Italia, più che negli altri paesi europei, l’adolescenza è un periodo di vita molto lungo, a causa della mancanza di lavoro stabile, del forte legame familiare e dell’idea culturalmente diffusa che si abbandona la casa dei genitori per il matrimonio o per la convivenza.

Per comprendere al meglio come funziona questo particolare momento di vita è necessario partire dallo sviluppo cerebrale, in particolare del sistema limbico e della corteccia pre-frontale.

Il sistema limbico è costituito da una serie di strutture cerebrali che supportano svariate funzioni psichiche, tra cui le emozioni, le reazioni comportamentali legate alla sopravvivenza della specie (paura, attacco e difesa, attività sessuale) e la memoria.

La corteccia pre-frontale invece, è la regione cerebrale implicata nella pianificazione dei nostri comportamenti cognitivi complessi, nell’espressione della personalità individuale e nella presa di decisioni e moderazione della condotta sociale. Possiamo pensare che faccia da guida ai nostri pensieri e alle nostre azioni in accordo con gli obiettivi che ci siamo prefissati.

L’adolescenza è un periodo caratterizzato da grande neuroplasticità, ovvero la capacità del cervello di cambiare in base all’esperienza. Il più grande vantaggio è la possibilità di acquisire nuove informazioni e capacità, in maniera più veloce rispetto all’età adulta, lo svantaggio è che il cervello è più sensibile e quindi più esposto a danni di natura fisica e psicologica.

Il cervello del bambino e dell’adolescente è chimicamente predisposto per essere modificato, mentre quello dell’adulto è predisposto per resistere alle alterazioni.

Durante la pubertà (10-13 anni circa) il sistema limbico, deputato alle emozioni, è più sensibile. Vediamo quindi che i teenager sono più emotivi, più sensibili alle opinioni e alle valutazioni degli altri (soprattutto dei pari) e sono più determinati a vivere esperienze emozionanti e intense.

Dai 14 ai 17 anni vi è uno sviluppo della corteccia prefrontale, area dell’autoregolazione: in questo periodo di vita gli adolescenti iniziano ad avere la capacità di prendere decisioni, risolvere problemi e pianificare.

Dai 17 anni in poi si sviluppa una connessione tra sistema limbico e corteccia pre-frontale e vedremo nei ragazzi una sempre maggiore affidabilità, poiché la capacità di autoregolarsi si intreccia con le emozioni, permettendo di prendere decisioni non solo guidate dall’istinto.

Questa capacità di autocontrollo, in condizioni ideali, per gli adolescenti è uguale a quella degli adulti, ma in caso di stress, emozioni forti o stanchezza, la connessione ancora non pienamente sviluppata tra sistema limbico e corteccia pre-frontale, non permette una presa di decisioni consapevole e in linea con le aspettative dei genitori.

A causa dell’ipersensibilità del sistema limbico, gli adolescenti sono molto sensibili alle gratificazioni e alle ricompense. Hanno gli stessi strumenti di un adulto per distinguere cosa è rischioso da cosa non lo è e sono in grado di valutare le conseguenze negative di un comportamento pericoloso, ma avendo meno autocontrollo ed essendo più sensibili alle gratificazioni, sono maggiormente concentrati sui benefici del qui ed ora e come detto sopra, meno capaci di prendere decisioni consapevoli se sottoposti a forti emozioni.

C’è un altro fattore che influenza il comportamento degli adolescenti: l’influenza dei pari.

Gli adolescenti sono ipersensibili alle opinioni altrui: provano maggiore imbarazzo rispetto agli adulti, sono più sensibili ai segnali emotivi che arrivano dagli altri e alla posizione occupata all’interno del gruppo di coetanei, provano sia attrazione che paura per il pettegolezzo e sono maggiormente vulnerabili alle pressioni degli altri.

Questo può spiegare perché in gruppo vediamo compiere azioni più assurde e avventate che un adolescente da solo probabilmente non prenderebbe in considerazione.

D’altro canto il gruppo è importantissimo e l’esclusione sociale è altrettanto problematica. Possiamo quindi preferire per i nostri figli dei gruppi guidati da un adulto, che abbiano un obiettivo in comune, come ad esempio le squadre sportive e far studiare i ragazzi in gruppo, cercando di non lasciarli da soli in casa, ma controllando di tanto in tanto che sia tutto a posto, senza rischiare di essere troppo invadenti.

Gli adolescenti hanno quindi bisogno del gruppo dei pari, ma noi adulti dobbiamo guidarli per evitare che compiano azioni avventate, tipiche di quest’età, ma che potrebbe avere conseguenze spiacevoli.

Un buon consiglio per i genitori, alla luce di tutte queste informazioni è che rimproverare un adolescente con voce e atteggiamento di rabbia non è efficace se si vuole veicolare un messaggio, perché a questa età ci si concentra più sul tono emotivo che sul contenuto delle parole. Un buon modo per comunicare in questi casi è posticipare la conversazione ad un momento di calma, per poter comunicare con l’adolescente in modo efficace, sicuri che ciò che vogliamo dire venga compreso e assimilato e dando anche la possibilità ai nostri figli di spiegare le loro ragioni, valorizzando il loro punto di vista, anche se non in linea con le nostre aspettative.

Dott.ssa Francesca Masserdotti, psicologa e psicoterapeuta funzionale

Riferimenti bibliografici
Rispoli, L., Esperienze di base e sviluppo del sé, MilanoFranco Angeli, 2004
Steinberg, L., Adolescenti. L’età delle opportunità, Torino, Codice Edizioni, 2015


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