di Giulia Lorenzon

C’è stato un tempo in cui il mondo sembrava più semplice, compresa la definizione dei bisogni cosidetti “primari”: salute e socializzazione. Valori essenziali, che pure in questo momento di angoscia per la salute pubblica e di lontananza dalle scuole, sembrano quasi un miraggio.

Proviamo a riflettere su come -prima del blocco causato dal Covid 19- in realtà questi aspetti fossero quasi scivolati in secondo piano, ritenuti forse necessari, ma sicuramente non più sufficienti. Né per noi, né per i nostri bambini. In molti casi i piccoli sono stati coinvolti in innumerevoli proposte educative e formative che a lungo andare si sono sostituite alla genitorialità.

Il rischio è quello di crescere generazioni di atleti agonisti, musicisti semi-professionisti, poliglotti e multi-tasking, ma con profondi vuoti nel cuore.

Il più grande di questi vuoti è l’assenza dei genitori.

La Presenza genitoriale non si accontenta di essere fisica, bensì necessita della sua controparte mentale. Non basta cioè fornire cibo, educazione e vestiti; non basta nemmeno assicurare il massimo livello scolastico, e nemmeno quello extra-scolastico. Anzi, possiamo proprio dire che nulla può bastare, se manca la nostra presenza consapevole.

L’iperstimolazione e il benessere rischiano di darci l’illusione di soddisfare tutti i bisogni dei nostri figli, che sono invece anche e soprattutto emotivi. Per la psicologia NeoFunzionale questi bisogni corrispondono alle Esperienze di Base del Se’, come per esempio la Tenerezza, il Contatto, la Condivisione. fondamentali per un sano sviluppo psichico e relazionale.

Ma perché sono così importanti?

  1. Prima di tutto, per lo sviluppo di una sana autostima: “Se mamma e papà spendono del tempo non solo per me ma con me, significa che ho un valore”.
  2. In secondo luogo, per prevenire un senso di colpa generalizzato. Il bambino per sua natura non mette mai in discussione l’adulto. Lo spirito critico si sviluppa infatti solo durante l’adolescenza, parallelamente – per l’appunto – al conflitto con i genitori. Di conseguenza, è molto più probabile che attribuisca la colpa della carenza di affetto a sé stesso, piuttosto che ad un genitore, e a lungo andare, la interiorizzerà come dato di fatto.
  3. Purtroppo, però, il senso di colpa e la scarsa autostima non giocano quasi mai a carte scoperte. Essi si nascondono dietro a delle maschere, quali disturbi del comportamento, insicurezze, dipendenza o, al contrario, distacco. Ad un più attento sguardo, queste non sono altro che meccanismi di difesa per proteggersi da quel profondo senso di solitudine.
  4. Se la società è il campo di gara, la famiglia è la palestra. Qui si apprendono gli schemi comportamentali – e relazionali – che verranno poi messi in pratica nel mondo.

Dal tipo di schema relazionale appreso in famiglia, dipenderà gran parte del tipo di relazioni che i nostri figli sapranno sviluppare nella vita.

 “La solitudine è un sentimento molto diffuso nel mondo giovanile. Non è la stessa cosa che rimanere isolati su di una montagna: vuol dire non essere percepiti, non avere un senso in mezzo alla gente, sentirsi soli tra tante persone.”
(Vittorino Andreoli)

L’ABC della sintonia

Sia chiaro: lo sviluppo continuo ed esponenziale della cultura e della società è una risorsa meravigliosa, e ogni opportunità che offriamo loro con i nostri sforzi va ad arricchire le loro menti ed espandere il loro futuro. Tuttavia, dobbiamo riflettere sulla moderna tendenza a coltivare nuclei familiari intellettualmente brillanti, ma emotivamente analfabeti.

Possiamo dunque invertire la tendenza e inserire questa alfabetizzazione come caposaldo tra le tante materie della scuola online di questo periodo?

 Sì, possiamo.

  1. Innanzitutto, non si tratta della quantità, bensì della qualità del tempo condiviso.

Condiviso, però, nel senso che è condiviso solo con i nostri figli, non con altre persone, telegiornali o cellulari. Mettiamo da parte il multi-tasking, e concentriamoci sul task più importante: il nostro essere genitori.

  1. Ascoltiamoli, così che sentano di essere degni di ascolto, e dialoghiamo, così che sentano che esiste sempre un altro punto di vista. Un sorriso, uno sguardo, un tocco comunicano quella Presenza che stiamo cercando.

“Non parlate ai vostri bambini,
prendete i loro visi fra le mani
e parlate con loro.”
(Leo Buscaglia)

3. Guidiamoli con dei piccoli rituali da condividere: preparare la cena, leggere un libro, due tiri a
pallone, una coccola sul divano, una meditazione (di cui
potete trovare delle proposte nel nostro sito)…
se la condivisione connette, il rituale rassicura.

  1. Lasciamoci guidare nel loro mondo attraverso il gioco, che
    ci àncora al qui ed ora. Se ci lasciamo trasportare dalla loro fantasia, finiremo magari in qualche
    isola deserta o in qualche città incantata, ma di sicuro ci finiremo insieme. Insieme per davvero.

“I bambini hanno bisogno di qualcuno da cui copiare la felicità
e di qualcuno insieme a cui essere felici.”
(Mary e Robert Goulding)